Il Presidente della Camera dei Lord entrò nella Sala
Riunioni sbattendo le porte.
C’erano un centinaio di senatori pronti ad aspettarlo. Ci
fu un po’ di confusione.
“Signori, vi prego.”, disse il Presidente ad alta voce.
Subito si fece un silenzio di tomba. Non appena ebbe
sistemato tutti i fogli, cominciò a parlare.
“Devo fare un’urgentissima comunicazione.”
Le quattro guardie ai lati della sua poltrona scattarono
sull’attenti.
“Come temevo, c’è una spia aliena che si è intrufolata nel
Ministero degli Interni!”
Si levò un mormorio generale.
“Silenzio, per favore!”
Il Presidente inarcò le sopracciglia.
“Mai a Londra si era verificato un episodio così grave. La
guerra, che ci vede tutti uniti su questo fronte per combattere il loro
tentativo di conquistare la Terra, si fa sempre più cruenta e il nemico non
esita a ricorrere a sciocchi trucchi.”
Sorseggiò dell’acqua in evidente stato di agitazione.
“Io so con certezza”, continuò, “il nome della spia!”
Tra i vari senatori ci furono varie esclamazioni di
meraviglia.
“Guardie, arrestate il qui presente Sir William Contry!”
Le guardie si mossero e immobilizzarono l’imputato che non
accennò minimamente a fuggire.
“Toglietegli la maschera!”, esclamò il Presidente,
“Mostrate in pubblico la sua pelle squamosa e verde!”
“Sì, è vero, porta una maschera!”, disse una guardia.
“Ma…ma non ha pelle!”
Guardarono meglio.
“E’ un robot!”, esclamò qualcuno.
“Fate largo!”, disse il Presidente avvicinandosi.
“Come spiegate tutto questo? Chi diavolo siete? Dov’è Sir Contry?”
Il robot, con molta calma, tirò fuori dalla tasca un
documento.
“Come potrete facilmente verificare, Sir William è molto
malato e non è assolutamente in grado di venire personalmente alle riunioni.
Questo è il permesso ottenuto dal Ministero per utilizzare me al suo posto.”
I presenti esaminarono l’attestato e ne verificarono
l'autenticità. Intanto alcuni di loro stavano aiutando il robot a rimettere la
maschera e a coprire alcuni fili metallici che gli sporgevano dal braccio.
Il Presidente era veramente mortificato.
“Ci vorrà scusare, Sir Con…signore!”
“Ci mancherebbe!”, rispose il robot.
“Non capita tutti i giorni di imbattersi in un caso del
genere. La prego, dunque, di accettare le nostre più sentite scuse e di
rivolgerle a Sir Contry.”
(2)
Il robot con le sembianze di Sir William Contry rientrò
nella sua abitazione. Dal suo braccio destro sporgevano due fili elettrici e
non voleva che si vedessero.
Scese le scale ed entrò in cantina. Tirò su una leva che
fece aprire un angusto passaggio. Entrò nella stanza segreta e si appoggiò ad
una parete.
L’alieno era piccolo, considerando le dimensioni tipiche
della sua razza. Aprì la pancia e saltò fuori dall’involucro del robot.
Attraverso una scaletta si affacciò ad una grata, da cui
poteva scorgere il vero Sir William, legato e imbavagliato. Poi, accertatosi
delle condizioni del prigioniero, si avvicinò ad uno strano apparecchio che si
trovava sopra il tavolo e spedì un messaggio cifrato…