Dave
Christopher non avrebbe mai immaginato che sarebbe morto in una maniera così
sciocca. Era un esperto speleologo e un bravissimo rocciatore, così come lo
erano del resto Linda, Mark e Phil.
Scivolò
perdendo l’equilibrio e cadde da un’altezza di poco più di mezzo metro; gli
altri gli erano davanti e non riuscirono a capacitarsi di come potesse essere
successo.
Quando
gli furono vicino, constatarono che si era letteralmente rotto l’osso del collo
e che non c’era più niente da fare. Senza pensarci due volte decisero di
ritornare al campo per chiedere aiuto, lasciando incustodito il corpo di Dave.
Una
mezzora più tardi, due agenti di polizia li riaccompagnarono per verificare
l’incidente e recuperare il corpo.
“Ancora
non riesco a capire come abbia fatto a cadere!”, disse il tenente.
“L’avete
toccato?”, chiese il commissario.
“Neanche
con uno spillo.“, rispose Linda.
Il
piccolo gruppo di persone si stava avvicinando al luogo dell’incidente.
“E’
molto distante?”
“Proprio
dietro quella roccia.”, precisò Mark.
Voltarono
l’angolo: non c’era nessuno!
“Siete
proprio sicuri che sia successo qui?”
I tre
speleologi erano rimasti a bocca aperta.
“E’
….è scomparso!”, esclamò Linda.
“Era
proprio in questo punto preciso. Guardate, c’è ancora il segno!”, disse Phil.
“E’
proprio un bel mistero!”, asserì il tenente.
“Comunque
signori, questo è un problema della polizia. Se non erro, la vostra missione
speleologica è di notevole importanza; abbiamo tutti ascoltato le direttive
della WEST S.C.: dovete continuare anche solamente in tre!”
“Già,
un buco polveroso è più importante della stessa vita umana!”, esclamò Linda
allontanandosi per stare da sola.
Phil
le si avvicinò.
“Linda,
ti prego, non fare così. Dave è morto ormai e tu non ci puoi fare niente.
Qualche bestiaccia randagia avrà portato via il suo corpo: ci penserà la
polizia, vedrai...”
Gli
animi si rilassarono un poco e, volenti o nolenti, i tre furono costretti a
riprendere il loro viaggio.
Tutto
era cominciato quando una scolaresca romana, in gita sulle montagne dell’Appennino
umbro-marchigiano, aveva casualmente scoperto un lungo e pericoloso cunicolo
che sembrava addentrarsi nelle viscere della terra. Successive ispezioni del
luogo avevano appurato la presenza di forti correnti d’aria provenienti dal
tunnel, che si potevano spiegare soltanto ipotizzando l’esistenza di grosse
caverne sotterranee.
Il CNR
di Roma aveva subito richiesto alla WEST SPELEOLOGY COMPANY di mandare sul
luogo alcuni esperti che avrebbero dato una mano all’italianissima Linda
Monari, nostra massima autorità in materia nonostante la giovane età. La
società mandò Dave Christopher e i due fratelli Latymor: Phil e Mark.
I tre,
intanto, erano giunti all’ingresso del tunnel.
“Ehi,
guardate quei ragazzacci cosa hanno scritto all’entrata!”
Quelle
parole si leggevano a malapena; Linda si mostrò molto interessata e pronunciò
ad alta voce:
“Per me si va nella città dolente,
Per
me si va nell’eterno dolore,
Per
me si va tra la perduta gente.”
“Che
scherzo stupido.”, commentò Mark.
“Vogliono
metterci paura!”, esclamò Phil.
Linda
si era fatta seria.
“Non
credo che siano stati quei ragazzi.”, disse.
“Ma
cosa stai dicendo, Linda?”
“Questa
scritta è molto vecchia ed è improbabile che dei semplici ragazzi riescano a
fare un lavoro simile.”
“Stai
cercando di impressionarci?”, chiese Mark guardandola con un’aria provocatoria.
Linda
fissò entrambi negli occhi.
“Mah,
…forse avete ragione! Proseguiamo pure.”
Entrarono
nello stretto passaggio faticando molto ad andare avanti a causa dell’enorme
mole di attrezzatura che si stavano portando dietro. Alcuni metri più avanti il
cunicolo si fece più largo: potevano quasi camminarci in piedi. Strani squittii
e rumori di animali si sentivano arrivare da lontano, probabilmente portati da
quella corrente d’aria calda che sapeva di muffa.
Camminarono
senza incontrare difficoltà per diversi chilometri, quando ad un tratto il
tunnel sembrò interrompersi.
L’unica
sorgente di luce era data dalle loro torce elettriche, ma videro il precipizio
già quando erano parecchio distanti.
Fu
molto difficile stabilire quanto era profondo. Calarono le corde: Phil fu il
primo a scendere. Gli altri aspettavano in silenzio il segnale di via libera,
ma quest’ultimo tardava ad arrivare.
“Cosa
c’è Phil?”, chiese Mark al suo cellulare.
“Tiratemi
su, c’è un problema.”
In
pochi minuti Phil fu di nuovo con loro.
“C’è
una palude e rocce dappertutto. Dovremo utilizzare il nostro canotto, ma sarà
pericoloso: potrebbe forarsi.”
“C’è
visibilità?”, chiese Mark.
“Si
vede un bagliore verso est; potremo dirigerci da quella parte.”
“OK!
Faremo così.”, disse Linda.
Dopo
una mezzora i tre erano già a bordo del canotto.
L’acqua
era giallastra e puzzolente.
Mentre
Mark e Phil remavano, Linda si limitava a prendere appunti di ciò che
osservava: l’atmosfera era tipicamente primordiale; degli echi lontani
rimbombavano miscelandosi alle grida acute dei pipistrelli. All’improvviso
Linda lanciò un urlo.
“E’
laggiù, laggiù! L’ho visto!”
“Calmati,
Linda. Cosa c’è?”
“Non
potete non averlo notato, era enorme!”
Linda
si coprì il volto con le mani.
“Sto
diventando pazza!”, singhiozzò.
Mark e
Phil si guardarono.
“Che
cosa hai visto di preciso?”, chiesero.
“Era
Caronte. E questo probabilmente è il fiume Acheronte!”
Mark e
Phil non poterono fare a meno di sorridere.
“Non
sto scherzando, Phil. Caronte è un personaggio della Divina Commedia. Era
addetto a trasportare le anime dei dannati attraverso il fiume Acheronte.
Inoltre, ricordi la scritta che c’era all’entrata? Sono le stesse parole che
Dante trovò alle porte degli Inferi.”
“Linda,
è semplicemente assurdo! Ti sei lasciata suggestionare da quella scritta ed ora
hai creduto di vedere Caronte.”
Linda
rimase alcuni attimi in silenzio.
“Sì,…
forse avete ragione. Scusate! E’ tutta colpa mia.”
“Piuttosto
guarda, Phil! La corrente ci sta trasportando!”
“Uh,
bene! Non dovremo faticare a remare!”
Forti
ondate cominciarono a scuotere l’imbarcazione.
“Forse
ho parlato troppo presto!”, disse Phil.
“Siamo
nei guai!”
In
poco tempo la corrente era diventata vorticosa. Raggiungere la riva era un’impresa
ardua: si rischiava di andare a fracassarsi da qualche parte. Ad un tratto il
canotto si capovolse, la cinghia di sicurezza di Linda si ruppe e la ragazza fu
catturata dalle acque.
Mark e
Phil si accorsero troppo tardi di quanto era successo. Riuscirono a
riposizionare il canotto; la corrente stava diminuendo la propria velocità e
con un po’ di fortuna raggiunsero la riva.
Si
guardarono attorno, ma Linda era scomparsa.
(2)
Il suo
corpo esanime giaceva lungo per terra, mentre un odore acre di zolfo riempiva
l’aria rendendola insopportabile e strani animaletti si stavano arrampicando
lungo la sua schiena.
Linda
fu scossa da un sussulto. Cominciò a tossire e a lacrimare, togliendosi dalle
spalle quegli insetti; si alzò in piedi cercando di uscire da quella fastidiosa
nube giallastra. In lontananza si sentivano ancora gli echi che avevano
caratterizzato quelle caverne; ora sembravano più vicini; erano come schiamazzi
e urla disumane che si fondevano a grida di dolore.
Dalla
nube, all’improvviso, una mano si protese afferrando il braccio di Linda. La
ragazza cominciò a urlare, tentò di
scappare, ma quella mano la teneva saldamente legata a sé.
Finalmente
vide il volto dell’essere sconosciuto.
Un
terrore infinito le pervase il corpo: quello era il volto di Dave!”
Quando
rinvenne credeva di trovarsi in un sogno, ma le parole del giovane la
riportarono alla realtà.
“Sono
io, Linda, sono Dave!”
“Oh,
Dave, dunque non eri morto!”
Il
giovane si voltò assumendo un’aria triste.
“Non
sono più lo stesso, sono cambiato…”
“Che
vuoi dire?”, chiese la ragazza.
“Io…
non sono più umano. Sono un… Silente! Mi ha trasformato. Mi ha reso
invulnerabile, più forte, più resistente, ma per un solo scopo, quello di farmi
soffrire, di tormentarmi per tutta l’eternità. Sono suo prigioniero.”
“Ma di
chi stai parlando, in nome di Dio?”
“Non
potevi scegliere un’espressione peggiore: lui è Lucifero in persona!”
La
mente di Linda cominciò a vacillare. Tutta la situazione sembrava assurda; ma
dove diavolo erano capitati?
Ah,
l’aveva proprio detto!
“Dove
sono Mark e Phil?”, chiese Dave.
“Sono
sul fiume Acheronte. E’ lì che li ho lasciati.”
“Oh,
no; i Silenti guardiani li avranno sicuramente catturati!”
Dave
si fermò a pensare.
“Probabilmente
si trovano all’Hermenebel.”, fece.
“Che cos’è”,
chiese Linda.
“Te lo
dirò lungo il percorso. Vieni, speriamo di arrivare in tempo!”
I due
si inoltrarono speditamente in alcune gallerie.
L’oscurità
era quasi totale, ma Dave sembrava sicuro di sé.
“Come
fai a conoscere così bene questi luoghi, se sei qui appena da ieri?”
“Secondo
il tuo tempo, Linda. Secondo il mio, sono quasi trecento anni che abito in
questi posti e da quasi la metà che progettavo di fuggire!”
La
mente di Linda vacillava nel tentativo di comprendere quelle parole.
“Perché
Lucifero ti ha portato con sé, Dave? Hai forse commesso qualche peccato
mortale?”
“Oh
no, niente di tutto questo…”
Dave
sorrise.
“Lucifero
non è l’angelo della morte di cui narrano tutte quelle leggende. Lucifero è una
mente perversa; un uomo geniale che ha scoperto il segreto dell’immortalità,
soltanto che è il solo a goderne i frutti: per noi l’eternità sarà solo una
perenne obbedienza ai suoi ordini. Se possibile preferisce gente già morta ed
io ero un’occasione irripetibile a due passi da questo covo; altrimenti, se
vuole rendere sue delle persone che siano ancora in vita, deve prima
ucciderle…”
“E’
quello che farà a Mark e Phil?”
“Credo
proprio di sì.”
“Come
li trasformerà in Silenti’”
“Durante
una specie di cerimonia, il Saphalyn, avviene la trasformazione; ma prima dovrà
ucciderli all’Hermenebel…”
I due
arrivarono in una grotta dall’illuminazione fredda e scarsa. Il pavimento era
pieno di statue di forma umana gettate a terra alla rinfusa e Linda ne osservò
alcune.
“Hanno
un’espressione terrificante! Come se stessero per morire. Quale mente malata ha
potuto scolpirle?”
“Non
sono statue, Linda. Vieni con me!”
Dave
le mostrò un’apertura dalla quale proveniva una luce intensa. Si arrampicarono
in alto finchè un incredibile scenario si presentò ai loro occhi.
La grotta
che stavano osservando era di dimensioni gigantesche: poteva contenere
un’intera città! Enormi falò celavano i corpi in agonia di centinaia di
Silenti. Più le loro carni bruciavano, più le fibre si riformavano, mantenendo
i corpi in una costante, perpetua sofferenza.
Al
centro dell’immensa grotta c’era una specie di calderone bollente; era riempito
fino all’orlo con un liquido denso e bianco e sprigionava un intenso fumo verde
che si ergeva prepotente verso l’alto diffondendosi nell’aria.
I due
scesero piano piano verso la valle, facendo attenzione a non imbattersi nei
Silenti guardiani. All’improvviso Linda si sentì serrare le gambe: un Silente,
che sporgeva con il busto da quelle fiamme ardenti, l’aveva afferrata.
Dave
diede uno strattone e l’anima lasciò la presa; stava mormorando qualcosa: era
una sorta di invocazione, di richiesta di aiuto, ma nulla si poteva fare per
lui.
Arrivarono
nei pressi dell’enorme calderone e si nascosero dietro un masso piuttosto
voluminoso.
“E’
qui che ha luogo l’Hermenebel.”
Alcuni
Silenti guardiani arrivarono trasportando il corpo di un uomo. Questi venne
legato ad un argano; tutti i Silenti della caverna cominciarono a intonare un
lugubre inno: i boati di quelle voci sovrumane risuonavano nelle profondità
delle grotte, creando un effetto di enorme suggestione.
Dopo
qualche secondo l’argano cominciò a muoversi e il corpo fu calato interamente
in quel liquido bollente. Intanto le grida e le invocazioni dei dannati si
erano fatte più insistenti.
Il
tempo in cui rimase in immersione sembrava essere infinito. Poi finalmente
l’argano riprese a girare riportando tutto in superficie: l’uomo era diventato
una di quelle centinaia di statue che Linda aveva visto pocanzi.
“E’
impressionante!”, fece la ragazza.
“Quegli
uomini resteranno statue”, spiegò Dave, “per almeno cento anni, dopodichè,
durante la cerimonia del Saphalyn, diventeranno Silenti e sarà loro inflitta
una pena.”
“E’ …è
orribile!”, esclamò Linda.
Proprio
in quel momento arrivarono altri quattro Silenti guardiani trasportando due
giovani corpi.
“Ma…
sono Mark e Phil!”, fece Linda.
“Siamo
stati fortunati, ancora non li hanno uccisi.”
“Dobbiamo
fare qualcosa!”
“Non
preoccuparti, so come fermare quei guardiani.”
Dave
estrasse due aghi dalla cintola. Ne porse altrettanti a Linda.
“Dovremo
pungerli alla base della colonna vertebrale: è il nostro punto debole. E’
grazie a questo trucco che sono riuscito a fuggire!”
Dave e
Linda si avvicinarono ai quattro Silenti guardiani. Dave immobilizzò due di
essi con gli aghi; Linda, invece, ebbe qualche esitazione e questi si voltarono
cercando di afferrarla. Fortunatamente non si accorsero di Dave che corse ai
ripari sistemandoli una volta per tutte.
Linda
faticò non poco a trasportare Phil per tutto quel tragitto. Dave, invece, aveva
messo Mark sulle spalle come se fosse un fuscello, quindi aiutò la ragazza nel
suo compito.
Rifugiatisi
in una piccola caverna, li adagiarono sul terreno e si riposarono un poco; Mark
e Phil non si erano ancora svegliati.
“Ecco”,
fece Dave, “Mark sta aprendo gli occhi.”
Poco
ci mancò che non gli prendesse un colpo.
“Tu…
tu cosa ci fai qui? Oh, Linda, ti abbiamo ritrovato!”
Intanto
anche Phil si stava svegliando.
“Dave,
Dave, allora non sei morto!”, urlò.
Linda
spiegò loro gli avvenimenti.
“E’
una storia così assurda!”, fece Mark.
“E’
più reale di quanto pensiate”, spiegò Dave, “i Silenti guardiani saranno già
sulle nostre tracce.”
“Sapresti
condurci all’esterno?”
“Il
tunnel che avete utilizzato per entrare sarà sorvegliatissimo e non siamo in
grado di sostenere uno scontro. Però... dovrebbe esserci un’altra uscita...”
“E’
molto distante?”, chiese Linda.
“No,
ma… dovremo per forza attraversare la sala della bestia!”
“Se è
l’unica via di salvezza, dovremo provarci!”, disse Mark.
I
quattro giovani si incamminarono, guidati da Dave; con le fiaccole in mano
avanzavano lungo una buia galleria. Giunti al termine, scesero dalle scale
andando ancor più in profondità, quando improvvisamente udirono alcune voci
provenire dalla propria destra.
“Sono
i Silenti guardiani, ci hanno trovato!”
La
fuga si fece precipitosa. Dave corse in direzione di una luce verdastra che
proveniva da quelle caverne. Gli altri gli erano dietro.
“Dove
stiamo andando?”, chiese Mark.
“Ci
inoltreremo nella foresta sotterranea; la strada è un po’ più lunga, ma non ci
seguiranno, o almeno spero!”
Arrivarono
all’ingresso della Grotta Verde: un’estesa coltre di alberi ad alto fusto la
ricopriva interamente.
I rami
si intrecciavano fitti, rendendo difficoltoso il cammino.
Linda,
inavvertitamente, inciampò perdendo l’equilibrio.
Per
non cadere si aggrappò ad alcuni rami, spezzandoli.
Rimase
sbalordita quando vide del liquido denso e rosso, simile al sangue, sgorgare
dai rami.
“E’
sangue.”, precisò Dave senza che la ragazza avesse aperto bocca.
Linda,
fermatasi un attimo, si mise a guardare l’albero sanguinante. Fu presa da un
attimo di terrore: riusciva a distinguere i lineamenti di una figura umana!
Phil le prese dolcemente la mano e la condusse via.
Usciti
dalla Grotta Verde, i quattro giovani si fermarono un poco per riposare e Linda
chiese spiegazioni a Dave.
“Come…
come ha fatto a trasformarli in alberi?”
“Non
sono a conoscenza dei suoi segreti”, fece Dave, “fatto sta che la sua mente è
diabolica. E’ il genio del male. Se ricordi, tutto ciò è riportato da Dante
nella Divina Commedia, anche se la sua spiegazione trascende quella che è la
natura umana di Lucifero.”
“Esistono
anche il Purgatorio e il Paradiso?”
“Non
lo so, non ci sono mai stato.”
“Sarà
meglio proseguire. Quanto è lontana l’uscita?”, chiese Mark.
“Non
molto. Si trova ai piedi di un profondo pozzo, a guardia dal quale c’è, però,
Gerione! Lo vedremo quando avremo passato quella grotta.”
I
giovani ripresero il cammino. Giunti sul posto, Dave avanzò nascondendosi
dietro il tronco di un enorme albero per vedere se c’era traccia di Gerione.
Il
mostro si era posato sull’orlo del grande pozzo, facendo guizzare la coda
biforcuta nel vuoto. La sua faccia era quella di un uomo seducente, ma il fusto
era quello di una serpe e inoltre aveva due branche pelose da fiera.
Gerione
spalancò la bocca mostrando i suoi denti aguzzi; era come se avesse avvertito
la presenza di qualcuno. Dave tornò
dagli amici che lo aspettavano poco lontano.
“Come
temevo, è là!”
“Vuoi
dire che non possiamo fuggire?”
“Dovremo
usare uno stratagemma.”
“Hai
in mente qualcosa?”
Dave
si mise a pensare.
“Dovreste
fidarvi di me: io cercherò di distrarre il mostro, mentre voi ne approfitterete
per fuggire!”
“Come
faremo a calarci nel pozzo?”, chiese Phil.
“Ci
sono delle funi nella parte ovest; dovrete cercare di raggiungerle. In fondo ci
dovrebbe essere un sentiero: ci ritroveremo là.”
“OK.
D’accordo!”, fece Mark.
Dave
ritornò dietro il tronco d’albero; Gerione era ancora là che stava sbuffando.
Ad un tratto il mostro si voltò: vide Dave che si era alzato sollevando un
grosso peso.
Gerione
alzò la coda, cominciando ad avanzare verso il Silente. Frattanto Linda, Mark e
Phil avevano raggiunto le corde e si apprestavano a scendere; si fermarono un
attimo ad osservare cosa stava accadendo al loro amico.
Dave
gettò l’enorme peso addosso al mostro, il quale sembrava, però, non averne
risentito affatto. All’improvviso Gerione gli si scagliò addosso
immobilizzandolo con la coda.
Linda
lanciò un urlo.
La
bestia azzannò il poveretto con le sue fauci, martorizzandolo e stritolandolo
fino alla morte, mentre la ragazza, in preda alle lacrime, si calava lentamente
lungo l’orlo del precipizio. Poi, in un impeto di furia, Gerione gettò il
cadavere di Dave nel pozzo, proprio ai loro piedi.
Fu a
quel punto che avvenne quella cosa straordinaria!
I tre
amici rimasero senza parole, affascinati e nello stesso tempo terrorizzati da
quegli strani eventi: dal corpo esanime di Dave si sprigionò un’essenza
lattiginosa che circondò quelle spoglie straziate; la sostanza si faceva sempre
più densa, finchè non si amalgamò per bene con la carne: la massa informe stava
pulsando come se volesse esplodere da un momento all’altro; le sue dimensioni
stavano cambiando: cresceva sempre più velocemente, sempre più velocemente…
stava assumendo, sì… stava proprio assumendo… sembianze umane!
Sopra
questo magma si era formata una spessa crosta che andava screpolandosi; dalle
profonde fessure usciva un liquido bluastro, simile ad inchiostro, quando
all’improvviso la crosta si incrinò liberando i muscoli possenti e vigorosi di
Dave, i cui occhi sembravano ardere come soli!
Linda
ebbe qualche esitazione, ma poi si gettò tra le sue braccia gridando:
“Bentornato
tra noi!”
Tutti
sorrisero.
“Sono
contento di vedervi tutti sani e salvi.”, disse Dave, “Temevo che Gerione
avesse ucciso anche voi!”
“Come
ti senti?”, fece Phil.
“Come
nuovo, ma non credere che sia stato piacevole!”
“Dove
dobbiamo dirigerci, ora?”
“Dovremmo
essere vicini all’uscita!”
I
quattro proseguirono lungo il sentiero che si inoltrava verso l’esterno. In
fondo videro, per la prima volta dopo tanto tempo, la luce del giorno e, quando
oltrepassarono quell’apertura, uno spettacolo formidabile si presentò ai loro
occhi: il sole spediva i suoi forti raggi colorando l’aria di rosso e
illuminando tutta la vasta regione!
Un
lamento di sofferenza disturbò quei lieti momenti di contemplazione: Dave si
era accasciato per terra in preda ad atroci spasmi.
Prima
che qualcuno potesse fare qualcosa, Dave cominciò letteralmente a sciogliersi,
come se il suo corpo fosse liquefatto dal sole. Il pallore del volto mostrava
la sua angoscia, ma i suoi occhi brillavano…
“Non
credevo che avrei più rivisto … l’astro lucente!”
La sua
pelle si afflosciava perdendo di consistenza.
“E’
destino… che io rimanga tra le ombre,… per sempre!”
“Dave!”,
pianse Linda, ma nulla ormai era rimasto di lui….
Lucifero
lo aveva richiamato a sé.